Da Visino, da Candalino e da Maisano il paese tutto (famiglie al completo) saliva in Valcerina alla raccolta delle castagne. Ma il coltivo di castagne non era solo lavoro di raccolta (per altro impegnativo e ritmato da differenti azioni – la battitura, la raccolta del frutto, la separazione delle foglie dai ricci e la conseguente raccolta delle foglie e la bruciatura dei ricci) era anche lavoro, costante (suddiviso per stagione) di gestione del coltivo: si doveva infatti, eseguire innesti, piantumare, arieggiare, tagliare i prati, raccogliere/conservare il fieno e, prima della maturazione del frutto, eseguire un ultimo taglio dell’erba (solo sotto la chioma della pianta e rigorosamente col fulcin). A questo mondo di azioni sopravvivono oggi solo i ricordi e le maestose piante che forse gradirebbero essere coccolate ancora ma la storia, per questa valle, ha portato altri scenari.
Castagne o marroni ?
Non sono proprio sinonimi. Già nel 1939 esisteva un regio Decreto che le distingueva. Le castagne non sono molto grosse, sono schiacciate da un lato, hanno buccia resistente e colore bruno scuro con polpa saporita. I marroni sono pù grossi, un riccio racchiude al massimo 2 o 3 frutti, hanno forma a cuore con buccia striata di colore marrone chiaro e polpa dolce, il frutto è privo della pellicina interna alla polpa. La castagna è il frutto della pianta selvatica, il marrone è quello della pianta coltivata e migliorata con successivi innesti.
Un po’ di storia valbronese
Raccontano i nostri anziani che anni addietro, quando era una vera propria risorsa per il sostentamento delle famiglie, il periodo di raccolta era paragonabile ad una vendemmia nei luoghi coltivati a vigne. Ogni frazione aveva il suo deposito dove convogliare il raccolto: a Maisano presso l’odierna “Osteria del Luff”, a Candalino dal “Pìn da Rùmina” e a Osigo nella “ì”. Gli acquirenti venivano da Mariano ed erano soprannominati “Ugjin” “Richìn” e “Giuvanùn”. A Visino il punto di raccolta era ubicato nel Circolo Vecchio o Cooperativa in da la “Cùrt del Gùzz” e venivano poi acquistate da Binda Aldo detto “Cavarànt”, un ”marusèe” o “maruzè” (intermediario, mediatore) del luogo, che comprava e rivendeva i prodotti locali, compreso del fieno sfuso o in balle.
La vita delle persone è stata strettamente legata alla castagna, in quanto ne ha rappresentato per lungo tempo una delle fonti principali per l’alimentazione e non a caso è stata soprannominata “il cereale che cresce sull’albero”, perché molto simile al riso ed al frumento dal punto di vista nutrizionale. Ciò ha fatto sì che si potessero trovare diversi modi di propagazione della pianta, cercando di affinarne le qualità, aumentarne le varietà e conseguentemente migliorarne il frutto che poteva essere utilizzato fresco, secco o macinato ai molini.
Tipologie
Nella nostra provincia sono state censite, ad inizio anni duemila, 56 tipi diversi di castagne: fra queste varietà, 16 crescono nel territorio di Valbrona e già questo dato ci pone ai vertici di un’ipotetica graduatoria, ma un ulteriore merito ci deriva dal fatto che tra questi, ben 11 sono presenti solo a Valbrona.
Le tipologie del frutto in lingua locale:
Cavazzès (Ormai pressoché estinte)
Da Piàz
Dapuzzìn
Lanàda
Lanàda Negra
Lanàda Grìsa
Marùn
Marunèsa
Piatùn
Piugitt
Russera
Tempurif
Tempurif de Lasnich
Tupia
Ustàn
Verdesa
Alcuni contributi di questa pagina derivano dallo Special Edition di Ursa Major del 2015, a cura di Fausto Forni: scaricalo qui per saperne di più su castagne e castagnate e leggere qualche curiosità e ricette
Special Edition_Castagne_2015
Andar per castagne: i Consigli di ProLoco Progetto per Valbrona
Raccogli il giusto
Non è facile definire una quantità adeguata per persona ma se partiamo da queste semplici riflessioni ce la possiamo fare. Una porzione di caldarroste conta una ventina di castagne, anche lessate la quantità non varia e per una trasformazione in conserve, in dolci di panificazione, semifreddi o in altro un chilogrammo di frutti sono una quantità più che sufficiente. Se immaginiamo di gustarci una o più di queste leccornie è facile pensare che due/tre chilogrammi a persona siano una quantità equilibrata.
Conserva al meglio
La castagna una volta caduta a terra nel proprio areale di origine e in condizioni stagionali equilibrate si mantiene naturalmente per almeno un mese; poi in un processo di deperimento di trasforma in materiale organico e talvolta germina determinando la nascita di un nuovo albero. Raccolta e portata lontano dal proprio clima di origine (semplicemente anche nella propria abitazione) tutto cambia. Il vaglio degli esemplari (scartando quelle che hanno il buco o mostrano evidenti alterazioni) è un primo passo e sarebbe opportuno farlo sul posto tanto nessuno ci corre dietro e più stiamo nel bosco più guadagniamo in salute. Arrivati a casa è buona cosa riporle in una cassetta e lasciarle possibilmente sul balcone, in un angolo coperto del giardino, in una casetta per gli attrezzi ovvero non in casa, soprattutto, se abbiamo il riscaldamento in funzione. In questo modo, ci avviciniamo un pochino alle caratteristiche di conservazione in natura (un paio di settimane si conserveranno); poi tenderanno a seccare il che non significa che non saranno più buone ma che ci suggeriranno una nuova modalità di impiego. Per l’essicazione però avremo bisogno di vagliarle attentamente ogni giorno, spostarle al sole e riporle lontano dall’umidità della notte. Quando la buccia avrà perso umori e suonerà più secca sarà arrivato il momento di toglierla e proseguire nell’essicazione naturale (con cicli di sole e riparo dall’umidità fino a quanto la castagna avrà perso peso e sarà divenuta dura oppure con un essicatore elettrico).
Volendo allungare il tempo di conservazione della castagna fresca suggeriamo la pratica della Novena. Riponete la vostra raccolta in un contenitore/bacinella (l’ideale è un secchio) aggiungete acqua fredda fino a coprire interamente il raccolto. Alcune castagne verranno a galla, ed è segno che queste non sono buone, quindi eliminatele. Lasciate riposare le castagne in un luogo fresco non umido e al riparo dal sole. Il primo, il secondo, il terzo e il quarto giorno sostituite metà dell’acqua; il quinto giorno sostituite tutta l’acqua; il sesto giorno tornate a sostituire metà dell’acqua; il settimo giorno sostituite nuovamente tutta l’acqua; l’ottavo giorno sostituite ancora metà dell’acqua e il nono giorno rimuovete tutta l’acqua.
A questo punto scolate e asciugate le castagne (con un panno) e riponetele in una cassetta che come al solito avrete cura di collocare in esterno all’abitazione in un luogo fresco protette da sole e umidità. In questo modo per circa due mesi i frutti si manterranno freschi come appena colti poi, come illustrato precedentemente, per loro inizierà il naturale processo di essicazione.
Consuma con fantasia: qualche ricetta
Castagne secche bollite nel latte. “ le biline al latte”
Per tre porzioni. 300grammi di castagne, mezzo litro di latte, 2 cucchiai di zucchero, un pizzico di cannella
Mettete a bagno in dell’acqua 300 g di castagne secche per almeno un paio d’ore. Trascorso questo tempo eliminate tutte le pellicine che ricoprono le castagne. Portate ora a bollore mezzo litro di latte con mezzo litro di acqua, un pizzico di sale ed eventualmente due cucchiai di zucchero e un pizzico di cannella per ottenere la versione dolce. Quando avrà raggiunto il bollore aggiungete le castagne, abbassate il fuoco e fate cuocere per circa 2 ore. Fate riposare qualche minuto a fuoco spento e servite.
Torta salata d’erbe e di castagne
Per otto porzioni. pepe q.b., 1 spicchio d’aglio, 600 grammi di bietola da coste, 15 castagne lessate, olio extra vergine di oliva, 50 grammi di parmigiano reggiano, sale q.b., 1 rotolo di pasta brisée, 2 uova
Lavare le bietole, dividere le coste dalle foglie e lessare le due parti della verdura in pentole separate. Quando le bietole sono pronte, scolarle dall’acqua di cottura e farle intiepidire. Tagliare a pezzetti le coste e tritare grossolanamente le foglie. Trasferire le coste di bietola in padella con 2 cucchiai d’olio e uno spicchio d’aglio schiacciato. Cuocere per 10 minuti, mescolando. Nel frattempo passare le castagne, che si saranno precedentemente lessate, nel passaverdure. Aggiungere poi alla purea così ottenuta 4 cucchiai d’acqua, le uova sbattute, le bietole e il parmigiano. Amalgamare bene gli ingredienti, regolare di sale e aggiungere una macinata di pepe. Srotolare la pasta brisée e, mantenendo la carta forno della confezione, trasferirla in una teglia. Farcire con il composto e tagliare la pasta in eccesso. Mettere in forno la torta d’erbe e di castagne a 200° per 45 minuti e servirla poi tiepida.