Concerto di fine estate 2021 sui prati del Gagètt in Valcerina

Una splendida, limpida giornata ha fatto da palcoscenico alla quinta edizione dell’ormai tradizionale Concerto di fine estate, quest’anno sui prati della proprietà Dell’Orto, al Gagètt.

L'”Escursione Insieme” per raggiungere la località si è sdoppiata per guidare gli oltre 70 partecipanti che hanno raggiunto il luogo dove più di 200 persone si sono ritrovate per assistere al Concerto del Quartetto Mizar, con un programma che dal settecento si è spinto fino a Piazzolla e Morricone.

Ecco alcune foto e il video realizzato dall’amico Danilo, e poi la tradizionale poesia in dialetto composta anche quest’anno, per un tributo al luogo, da Vittorio Danelli.  … tornate su questa pagina per altre foto in arrivo….

Ricordi dal Gagét

Il Gagét e la sua acqua buona oggi è visitato dal “Progetto per Valbrona”
Francesca ha trovato questo posto incantato,
un posto che ha un grande passato.
Dell’orto Daniele, gran patriarca e signore del Gagét,
filosofeggiava su tante cose da baluset:
“L’erba non sai farla, al massimo puoi tagliarla;
anche i funghi non si possono fare, al massimo li vai a cercare.”
“Vado a fare castagne” “No, al massimo le puoi trovare”.
Rideva contento da persona buona,
il suo grande amore era la banda di Valbrona.
Su questi prati di fatica vera
si lavorava da mattina presto fino a sera.
Bruno, Antonio, Aldo, davano tutti una mano
per un fieno profumato e nostrano.
Bruno è stato anche contadino a tempo pieno,
ma i guadagni erano pochi, con il fieno.
Umilmente è andato a lavorare
era un grande muratore, ma faceva il manovale.
Antonio ha avuto un destino sfortunato,
il Signore aveva bisogno di lui e l’ha chiamato.
Aldo pittore provetto e grande amico pivatt:
“L’è ura dé ná, son vegnu a cercat.”
Alura sá nava a purtá la poesia dal Natal,
cunt la nef, l’acqua e il frecc in di man.
So di tralasciare qualcuno senza parlare,
ma un vecchio come me, tutto, non può ricordare.
Ho lasciato per ultimo nel mio pensiero
Paolo, un uomo, un alpino vero.
Anche lui ha lasciato l’impronta, sicura,
sui prati, sui muri, sulla stabilitura.
Quanto lavoro, quanto altruismo hai dato,
la tua Alpinità ti faceva un carro armato;
la tua amicizia, la tua abilità
era il marchio dell’Alpinità.
Sei andato avanti sereno,
con modestia hai posato lo zaino,
ma il tuo ricordo ora resta.
È la storia di un Alpino dal Gagét,
nipote dal nonu Daniel, quel baluset!
Grazie a tutti per avermi ascoltato;
Francesca, andiamo avanti in un altro prato.
Il Dottor Gandini, tuo marito,
speriamo non si sia spazientito.

P.S: Caro Andrea, visto che storia?
Mi raccomando, conservane la memoria.

Vittorio Danelli